Chi, almeno una volta nella vita, non si è mai chiesto cos’è un Easter Egg e perché si utilizza questo termine per definire quei contenuti bizzarri (ed innocui) che alcuni sviluppatori nascondono all’interno dei prodotti software? Presumibilmente, nessuno.
In qualche modo, questi simpatici (e, ovviamente, innocui) contenuti nascosti hanno sempre rappresentato il “volto umano” dell’informatica, quasi a voler dimostrare che, dietro ad ogni linea di codice, c’era sempre e comunque una persona.
A cosa serve un Easter Egg?
Il fine ultimo di un Easter Egg non è, tanto, l’autocelebrazione del suo creatore, visto che, in moltissimi casi, ci sono voluti anche degli anni (se non, decenni!) per scovarli ma, piuttosto, di stuzzicare la curiosità degli utenti del software in cui è nascosto.
Tradotto letteralmente, “Easter Egg” non significa altro che “Uovo di Pasqua”. Ma, qualcuno si chiederà: “Cosa c’entra la Pasqua con tutto ciò“? Ebbene, proprio durante le festività pasquali, in alcuni paesi del mondo (tra cui, gli Stati Uniti), è usanza molto diffusa fare un gioco nel quale gli adulti nascondono delle uova colorate e i bambini si prodigano per cercarle.
Qual è il primo Easter Egg della storia?
Sebbene il termine sia stato ufficialmente coniato da Steve Wright della Atari, il primo riconosciuto Easter Egg della storia è, senz’altro, quello creato da Warren Robinett nel 1979 per il videogioco “Adventure”.
In pratica, Robinett nascose all’interno di un quadro del gioco un pixel interattivo dello stesso colore del muro che, una volta raccolto, forniva al giocatore una chiave per aprire una stanza segreta. Una volta raggiunta, la stanza mostrava al giocatore la frase “Created by Robinett”.
Nessuno si accorse di nulla per anni, fino a che un ragazzo di 12 anni, ignaro della volontarietà di Robinett di “lasciare un segno”, scoprì la stanza e chiamò prontamente Atari per avere spiegazioni in merito.
Da allora, nascondere un contenuto del genere all’interno di un videogioco, prima, e di un software, poi, divenne una pratica molto diffusa. Ne sanno più di qualcosa le stesse Apple, Microsoft e Google!