Il confronto Garante vs ChatGPT è entrato nel vivo! La notizia, infatti, che il Garante per la Protezione dei Dati Personali abbia deciso di avviare un’istruttoria per verificare come vengono utilizzati i dati degli utenti di ChatGPT, ha fatto, in poche ore, il giro di tutto il mondo.
Anche lo stesso CEO di OpenAI, Sam Altman, si è espresso pubblicamente sul tema, “postando” un tweet piuttosto curioso (e, forse, un po’ provocatorio), in cui, pur sostenendo chiaramente le parti di OpenAI, ha ufficialmente annunciato l’interruzione del servizio nel nostro Paese, sottolineando, in chiusura del suo intervento (è questa, la parte più curiosa!), che l’Italia è uno dei suoi paesi preferiti e che non vede l’ora di tornarci. Insomma, la trama si infittisce.
Ecco tutti i servizi coinvolti nel blocco
In molti, in queste ultime ore, si stanno chiedendo che ne sarà di tutti gli investimenti effettuati da tutte quelle aziende italiane che hanno recentemente deciso di integrare le API di ChatGPT nelle proprie piattaforme software.
A tal proposito, è stato lo stesso Garante della privacy, Guido Scorza, a fugare ogni dubbio, in una intervista pubblicata originariamente su Fanpage e poi riportata sul sito dell’Autorità.
Alla domanda se il blocco di ChatGPT riguardasse solo i servizi gratuiti oppure anche quelli a pagamento, Guido Scorza ha risposto che saranno coinvolti tutti i tipi di servizi sviluppati da OpenAI ovvero, sia i piani gratuiti di ChatGPT che quelli a pagamento, comprese le API.
In quest’ultimo caso, specifica Guido Scorza, “bisognerà capire solo se le aziende che utilizzano ChatGPT hanno delle informative privacy specifiche per questi servizi”.