Negli ultimi tempi, mi trovo sempre più spesso a riflettere sull’impatto che l’Intelligenza Artificiale sta avendo sulla produzione di contenuti (di qualunque tipo). Secondo uno studio recente, pare che il 57% dei contenuti presenti in rete sia generato dall’AI o tradotto con il supporto di modelli AI. Un dato, a mio avviso, impressionante, che, se da una parte, dimostra la potenza di questi strumenti, dall’altra, solleva diverse preoccupazioni.
Mi chiedo spesso quale sia il punto di equilibrio in tutto questo. L’AI è uno strumento incredibilmente potente, ma è giusto utilizzarlo per riempire quel “vuoto editoriale” che sembra esserci oggi nella produzione e fruizione dei contenuti? Il fatto che i contenuti vengano prodotti da una macchina dovrebbe farci riflettere sul vero valore che vogliamo dare a ciò che creiamo e condividiamo.
Quando il 50-60% delle persone affida la produzione dei propri contenuti, in tutto o in parte, ad una macchina, possiamo ancora parlare di valore autentico? Mi trovo spesso a pensare che, nonostante le straordinaria potenzialità dei modelli generativi, stiamo assistendo ad un appiattimento comunicativo. I messaggi che vedo sono sempre più simili tra loro, con frasi e stili che ormai risultano facilmente riconoscibili.
Un fiume di contenuti
Un fiume di contenuti che invade i nostri social, i risultati delle ricerche web e, persino, le e-mail o i messaggi diretti. Tutto appare standardizzato, anche le comunicazioni che dovrebbero essere personali. In un mondo che enfatizza continuamente l’importanza di “metterci la faccia” e di creare connessioni autentiche, la maggior parte delle persone sembra invece affidarsi a strumenti che simulano una personalizzazione massiva.
È qui che vedo il vero rischio: diventare prigionieri di questi strumenti, piuttosto che usarli per ciò che realmente sono: degli alleati per potenziare il nostro lavoro, non per sostituirci. Ecco perché credo sia fondamentale affidarsi a professionisti competenti, capaci di utilizzare questi strumenti nel modo corretto. La tecnologia non dovrebbe mai farci perdere di vista il cuore del nostro lavoro, il valore di quello che creiamo. Non dovremmo innamorarci della moda del momento, ma essere sempre guidati da un obiettivo di qualità e autenticità.
Ci vuole equilibrio
Quello che vedo è una diffusa tendenza a confondere ”velocità e quantità” con “valore”. La rapidità con cui possiamo creare contenuti grazie all’AI non dovrebbe farci dimenticare l’importanza della qualità. Se ci lasciamo trascinare da una produzione automatica ed incessante, rischiamo di inondare il mondo di informazioni superficiali, privando la comunicazione del suo vero significato. Alla fine, tutto si riduce ad una parola: equilibrio. Equilibrio tra velocità e qualità, tra automazione e autenticità, tra tecnologia e competenza umana. L’AI può amplificare enormemente le nostre capacità, ma solo se siamo noi a dominarla, non il contrario.