- Il Graphic Design minimalista giapponese è una pratica antica
- Il Graphic Design minimalista nel marketing giapponese
- Dalle illusioni ottiche di Fukuda all’astrattismo di Ikko
- I temi ricorrenti del Graphic Design minimalista giapponese
- Conclusioni
Il Graphic Design minimalista giapponese è una pratica antica
Quando si parla di Graphic Design, si intende un’arte visiva atta a produrre manifesti, brochure, poster o composizioni editoriali. Ai nostri occhi, potrebbe essere un tipo di arte quasi asettica, abituati ad altri tipi di rappresentazioni pittoriche o scultoree. Al di là di ciò che si possa pensare, il Graphic Design minimalista giapponese è una pratica antica, che affonda le sue radici nelle tradizioni millenarie del “paese del sol levante”.
Dopo migliaia di anni di perfezionamento, il Graphic Design minimalista giapponese ha raggiunto alte vette tra gli appassionati. Questo, grazie alla sua incredibile versatilità. Da figure geometriche, minimalismo ed essenzialità a stili più impegnativi e colorati.
Grazie a questa sua caratteristica, il Giappone ha, in poco tempo, conquistato anche l’occidente. La fortuna avuta all’estero è, sicuramente, frutto dei contrasti.
Camminando per una via giapponese, non è raro trovare numerose insegne luminose, grandi schermi pubblicitari e forti musiche, ma anche parchi rigogliosi, pacifici e tranquilli. Questa caratteristica, ovviamente, influisce anche sulla visione artistica del paese.
Nella storia giapponese, la cultura ha sempre avuto un ruolo di rilievo. Fin dai tempi più antichi, i suoi abitanti si dilettavano in ogni forma di arte, arrivando anche ad influenzare esponenti come Vincent Van Gogh e Gustav Klimt.
Il teatro Kabuki, l’ikebana, l’origami, le stampe xilografiche, fino ad arrivare alla cultura manga. Questo paese, volente o nolente, è sempre riuscito a farsi ascoltare, anche a chilometri di distanza. Oggi, infatti, non è raro trovare diversi appassionati nella propria cerchia di amici.
Il Graphic Design minimalista nel marketing giapponese
Il periodo Edo ha dato il via alle correnti culturali principali. Sono iniziati ad arrivare i primi manifesti che ritraevano lottatori, attori del teatro kabuki o alcune delle personalità più celebri dell’epoca.
Gli inserzionisti iniziavano a pubblicizzare servizi e prodotti, si muovevano i primi passi del marketing giapponese. La facilità con la quale si stampavano le xilografie ukiyo-e (che daranno il via alle illustrazioni moderne) le rese più fruibili, ritraendo solitamente paesaggi, figure femminili o personaggi dei racconti popolari.
Anche il Giappone venne influenzato dall’occidente, soprattutto a partire dal periodo Meiji. In questi anni, la commercializzazione oltre le frontiere si espande sempre più aprendo la strada allo scambio culturale.
Per lo sviluppo grafico del paese, furono rilevanti le stampe di guerra, soprattutto durante lo scontro giappo-russo. Ritraevano guerrieri russi e giapponesi, che, durante la battaglia, sporcavano il campo di sangue. Un segno di rispetto, comune nel popolo nipponico, è rappresentato dai soldati russi raffigurati con le loro uniformi eleganti.
Una volta diventata la terza economia più grande al mondo, negli anni del secondo dopoguerra, la crescita del design venne influenzata dagli stili emergenti come il Bauhaus e il razionalismo, che porteranno ad una scelta sempre più minimalista. Nonostante la contaminazione occidentale, il paese conserverà la sua indipendenza ed unicità.
Dalle illusioni ottiche di Fukuda all’astrattismo di Ikko
Uno degli artisti grafici di maggior spicco in questo periodo fu Shigeo Fukuda, che traeva ispirazione dal minimalismo svizzero. Ogni sua opera è collegata ad un significato particolare, che non è mai casuale. I suoi design si basavano fondamentalmente su illusioni ottiche e giochi visivi, che lo portarono ad appassionarsi all’illuminismo.
La sua esplorazione si espanse a tal punto che cominciò a creare opere basate sulla scultura e le proiezioni luminose. Altra caratteristica comune nei designer giapponesi. è la passione per l’ambiente e la conseguente influenza del suddetto nelle proprie opere. A Fukuda, fu commissionato per due volte il poster per celebrare il giorno della Terra.
Nominando uno per uno tutti i graphic designer nipponici non finiremmo mai. Ma è giusto menzionarne un secondo, Tanaka Ikko. Nato intorno agli anni ‘30, riuscì a far sposare la cultura grafica del passato con le novità moderne, in un Giappone che non aveva alcuna intenzione di abbandonare lo stile antico.
Le sue opere erano, quindi, giocose e piene di colori forti, ma allo stesso tempo pulite e precise. La sua opera più famosa ritraeva la versione astratta di una bellissima geisha. Nonostante la protagonista dell’opera fosse una figura legata alla tradizione, l’uso dell’astratto aggiunse sicuramente un tocco moderno.
I temi ricorrenti del Graphic Design minimalista giapponese
Nel corso della sua lunga storia, il Graphic Design minimalista giapponese ha saputo sempre rinnovarsi, sebbene alcuni suoi temi siano, per così dire, ricorrenti, rappresentando, nel loro insieme, un vero e proprio marchio di fabbrica in grado di definirlo e distinguerlo. Vediamoli, nel dettaglio.
I font
Nell’uso della tipografia e nella creazione dei caratteri, i designer si sono sbizzarriti, mescolando l’alfabeto latino con quello giapponese. I font uniformi sono molto pochi a causa della grande varietà di caratteri giapponesi (kanji, hiragana e katakana), il che costringe i designer a sviluppare i propri. Un fattore chiave che rende ancora più unico il Graphic Design minimalista giapponese.
Il simbolismo
La simbologia nelle loro opere è onnipresente. La grafica, in questo caso, si basa sul termine Wabi-Sabi, cioè la capacità di vedere la bellezza nelle imperfezioni della vita. Così, le opere si tingono di figure astratte, geometriche e asimmetriche. È ricorrente anche l’uso dei numeri dispari.
La natura
Il tema ambientale, come detto in precedenza, è radicato in ogni giapponese. Non solo, qualsiasi elemento nel paese, dalla religione all’architettura, ha elementi che riconducono alla natura. Questo si riflette molto sulla grafica. I motivi floreali sono utilizzati per rappresentare armonia ed emozioni.
I manga
Per riuscire a catturare il pubblico più giovane, non è raro trovare illustrazioni in stile manga come protagonisti della scena. Caratterizzati da occhi molto grandi, bocche e nasi piccoli, abiti e capigliature estremamente colorate, i manga sono perfetti per attirare l’attenzione.
Il kawaii
L’uso di disegni con linee morbide, colori pastello e figure semplici sono molto comuni per le inserzioni e le insegne giapponesi. Posizionare esserini teneri e carini (in giapponese, ”kawaii”), creando un’atmosfera rassicurante, è tra le strategie di marketing più efficaci per spingere i clienti ad entrare e a comprare un proprio prodotto.
Conclusioni
Non possiamo che inchinarci di fronte al potere del Graphic Design minimalista giapponese, pieno di personalità ed individualità.
Nonostante l’apparente essenzialità, il Graphic Design è un’arte sopraffina e secolare, che riflette periodo, usanze e tradizioni di un paese senza dubbio affascinante.
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