La SEO (Search Engine Optimization), ovvero l’insieme di tutte le attività volte ad incrementare il volume di traffico organico verso il proprio sito web, non è una scienza esatta ma, rispetto ad altre tecniche che rientrano nella sfera comunemente definita promozionale, richiede costanti aggiornamenti da parte di coloro che la applicano quotidianamente per migliorare il ranking, ovvero il posizionamento dei propri contenuti sui motori di ricerca (Search Engine Result Page o SERP).
L’ottimizzazione per i motori di ricerca (o SEO) deve essere realizzata seguendo due distinte direttive: da una parte, è indispensabile intervenire su fattori interni alla pagina che si vuole promuovere (SEO on-page), quali, ad esempio, l’ottimizzazione del codice HTML o la qualità ed originalità dei contenuti testuali, mentre, dall’altra, è importante agire su fattori esterni (SEO off-page), come, ad esempio, il link building, ovvero incrementare la popolarità della propria pagina favorendo il traffico in ingresso da altri siti web con contenuti pertinenti rispetto ai temi trattati.
Come funziona l’algoritmo di Google?
I fattori di ranking (Ranking Signals), vecchi o nuovi che siano, interagiscono costantemente con gli algoritmi di Google. Per questo motivo, per poter ottimizzare il posizionamento dei propri contenuti sui motori di ricerca, è cruciale comprenderne appieno il funzionamento.
Quando un utente lancia una query su Google, il motore di ricerca scansiona tutte le pagine del sito web (crawling) mediante uno spider (o crawler), ovvero un “software” in grado di analizzare, in maniera automatizzata, tutti i contenuti (testuali, audio e video) presenti, indicizza (ovvero la inserisce nel proprio database) ogni singola pagina web scansionata (indexing) ed, infine, attribuisce un punteggio al sito web e alle pagine che lo compongono (ranking).Il posizionamento di una pagina o di un sito web sui motori di ricerca sarà direttamente proporzionale al punteggio attribuito da Google, ovvero più alto sarà il punteggio ricevuto, più alta sarà la probabilità di visualizzare i propri contenuti tra i primi risultati della query.
MUM – Multitask Unified Model
Nel corso degli anni, l’algoritmo di Google o, meglio ancora, gli algoritmi di Google sono stati sottoposti a continui aggiornamenti e si è passati dal “classico” PageRank del 1998 fino al recentissimo MUM – Multitask Unified Model (2021), un vero e proprio algoritmo multimodale e multilanguage, ovvero in grado di ricercare informazioni e contenuti non solo testuali ma, anche, audio e video, in linque diverse. Secondo gli ingegnieri di Google, quando un utente effettua una ricerca complessa sono necessarie in media otto diverse query per trovare la risposta corrispondente al suo quesito iniziale.Per capire cosa si intende davvero per “ricerca complessa”, è utile prendere in considerazione l’esempio di query fatto da Pandu Nayak (vicepresidente di Google Search) durante la presentazione ufficiale di MUM:
“Ho camminato sul Monte Adams ed ora voglio fare un’escursione sul Monte Fuji il prossimo autunno. Cosa dovrei fare di diverso per prepararmi?”.
Ecco, il nuovo algoritmo di Google sarà in grado di “rispondere” a questa tipologia di quesiti, cercando risultati in 75 lingue e traducendoli in conformità con la query dell’utente
Quali sono i principali fattori di ranking?
Sebbene esistano centinaia di Ranking Signals potenzialmente da rispettare, solo quelli definiti ufficialmente da Google sono davvero imprescindibili per ottimizzare il posizionamento dei propri contenuti sui motori di ricerca.
Il fattore di ranking più importante è senz’altro rappresentato dalla qualità ed originalità dei contenuti. Un contenuto di qualità, sia esso testuale, audio o video, per assolvere alla propria funzione di creare interesse intorno ai nostri prodotti o servizi, deve essere in grado di intercettare le reali esigenze degli utenti in target. Nessun tecnicismo o strumento tecnologico avanzato potrà mai sostituirsi completamente alla centralità di un contenuto appropriato, approfondito e coerente.
Tra i fattori di ranking che potremmo definire “classici” ma pur sempre attuali (oltre alla qualità ed originalità dei contenuti) si annoverano senz’altro l’Anchor Text (o linking interno), ovvero il testo visibile e selezionabile in un collegamento ipertestuale HTML, i BackLink, ovvero i link in entrata provenienti da una fonte autorevole che rimanda a una pagina web in maniera pertinente, il Site Speed, ovvero la velocità di caricamento di una pagina web, i Tag Title e Tag Header, ovvero la presenza di una keyword (o parola chiave), rispettivamente, nel titolo e nelle varie sezioni del contenuto pubblicato (denominate H1, H2, H3…).
SEO Strategy: cosa bolle in pentola?
Negli ultimi anni, soprattutto grazie all’introduzione nella vita di tutti giorni di numerose tecnologie ed innvozioni in grado di semplificare la quotidianità delle persone, le abitudini degli utenti alle prese con una ricerca sul web sono cambiate radicalmente.Per questo, alcuni fra i più recenti ranking signals da prendere in considerazione, sono orientati all’ottimizzazione dell’esperienza complessiva degli utenti, (User Experience). Recentemente, Google ha, infatti, rilasciato un importante aggiornamento del suo algoritmo (Page Experience Update) che prevede la valutazione delle prestazioni di un sito web in funzione dei suoi Core Web Vitals. I “Segnali Web Essenziali” (o Core Web Vitals) non sono altro che un insieme di metriche (KPI) volte a monitorare l’usabilità e l’accessibilità di un sito o una pagina web in termini di caricamento, interattività e stabilità dei contenuti.
Le metriche su cui si basa la valutazione dell’usabilità di un sito web sono fondamentalmente tre: LCP (Largest Contentful Paint), ovvero il tempo impiegato dagli utenti per visualizzare la principale sezione di contenuti nell’area visibile dal momento in cui viene lanciata una query; FID (First Input Delay), ovvero il tempo trascorso tra la prima interazione di un utente con una pagina (ad esempio, un click su un link) e il momento in cui il browser risponde effettivamente; CLS (Cumulative Layout Shift), ovvero la somma di tutti i singoli punteggi ricevuti (negativi) come conseguenza di una variazione del layout durante l’intero ciclo di vita della pagina.
Un altro significativo e recentissimo aggiornamento dell’algoritmo di Google, che avrà senz’altro impatti importanti sulla strategia di posizionamento dei propri contenuti sui motori di ricerca, è, infine, il cosiddetto Helpful Content Update (HCU), rilasciato da Google ad agosto del 2022 per impedire ai copywriter di scrivere più per l’algoritmo che per i propri utenti (Clickbait).