Perché scegliere l'Open Source

5 buoni motivi per scegliere l’Open Source

Che l’Open Source sia ormai entrato in pianta stabile nelle nostre vite, non è certo una novità. Basti pensare al fatto che, nel 2004, con il rilascio di Android, un sistema operativo Open Source per dispositivi mobili basato su Linux, Google contribuì a modificare globalmente la percezione nei confronti dei sistemi software “liberi”, rivoluzionando completamente lo scenario complessivo.

Solo quattro anni prima, Microsoft, ritrovandosi costretta, con l’avvento dell’Open Source, a tagliare i prezzi dei propri software e, quindi, a ridimensionare i profitti, aveva dichiarato pubblicamente che il “software libero” rappresentava una minaccia per il suo modello di business e, per questo, aveva lanciato una chiacchieratissima campagna contro di esso.

La presa di posizione di Microsoft, per certi versi, incomprensibile, coincise, in pratica, con l’inizio di una sua lunga fase di “oscurantismo tecnologico”, che si sarebbe conclusa solo nel 2014, con l’annuncio da parte dell’azienda di Redmond di voler rendere Open Source alcune sezioni del proprio framework .NET.

Qualche anno più tardi, ritornando definitivamente sui propri passi, Microsoft acquisirà GitHub per 7,5 miliardi di dollari, consolidando, di fatto, la propria presenza nel mondo dell’Open Source.

Insomma, da semplice modello di sviluppo software basato sulla condivisione e la collaborazione tra programmatori e utenti, nel giro di qualche anno, l’Open Source prese finalmente piede anche in ambienti corporate, trasformandosi in un potente strumento per rendere ancora più performanti e, soprattutto, più personalizzate le soluzioni software.

Sebbene, come vedremo più avanti, all’inizio della sua storia, il “software libero” rappresentò soprattutto una scelta etica, più che strategica, la sua diffusione a livello globale, come dicevamo, anche in ambienti corporate, ne ha, senz’altro, limitato lo slancio libertario ma, allo tempo stesso, ne ha notevolmente ampliato lo spettro d’azione. 

In questo articolo, oltre ad evidenziare quali sono le luci e le ombre di questo rivoluzionario modello di sviluppo software, proveremo a definirne il significato, a tracciarne una dettagliata cronistoria e ad analizzare quali sono i motivi per cui una azienda dovrebbe scegliere l’Open Source.

Luci ed ombre dell’Open Source

In funzione della sua scalabilità, dei suoi costi spesso contenuti e della sua intrinseca capacità di diffondere la cultura digitale, sostenere lo sviluppo sostenibile, favorire l’inclusione e ridurre le disuguaglianze, l’Open Source è, oggi, una strategia utilizzabile a più livelli, dalle corporate tecnologiche che vogliono contenere i costi operativi (senza, per questo, mettere in discussione la qualità complessiva dei prodotti realizzati), alle PMI, più o meno strutturate, che decidono di affrontare il mercato a testa alta, cercando di sbaragliare la concorrenza con soluzioni software costruite intorno alle specifiche esigenze dei loro clienti.

Ma non è tutto oro quello che luccica. Le controindicazioni esistono e non sono, senz’altro, da sottovalutare. In virtù delle numerose variabili da dover gestire quotidianamente, come dicevamo anche qui, immergersi in un progetto Open Source significa avere a propria disposizione (ovvero, nella propria organizzazione) le competenze necessarie per sfruttare al meglio le potenzialità di questa scelta. Cosa tutt’altro che scontata.

In alternativa, è, comunque, sempre possibile esternalizzare i propri servizi “non essenziali”, incaricando un partner esterno di occuparsi dello sviluppo e della manutenzione evolutiva dei propri software.

Per le corporate, ovviamente, il problema non si pone: in virtù degli immensi ricavi generati, i grandi vendor internazionali possono tranquillamente permettersi di assumere i migliori talenti in circolazione, costruendo, anche dal nulla, specifici team di sviluppo dedicati ad uno o più progetti.

Cosa significa Open Source?

Prima di tutto, è importante fare una precisazione: Open Source non significa “gratuito”, sebbene, in alcuni casi, possa anche esserlo. Le soluzioni Open Source rappresentano, più propriamente, una tipologia di software il cui codice sorgente è liberamente disponibile per i suoi utenti e per chiunque voglia modificarlo o distribuirlo (ma non è detto che lo sia anche il relativo codice software eseguibile).

In altre parole, a differenza dei cosiddetti software proprietari, che sono “sistemi chiusi”, quelli “liberi” (e, quindi, “aperti”) si fondano sui principi di libertà, collaborazione e condivisione.

Se ben ideata e strutturata, una strategia costruita intorno a sistemi Open Source, può, indubbiamente, portare, nel medio e lungo periodo, ad un drastico abbattimento dei costi di rilascio e di gestione ma, scegliere un software “libero” solo per questo, è senz’altro un errore.

Quante volte avete visto imprenditori inconsapevoli, offuscati dai loro “apparenti” costi contenuti, abbandonare a loro stessi, nel giro di poche settimane, tutti i software “liberi” di cui si erano riforniti? Troppe.

Come dicevamo poco fa, l’Open Source è una scelta di campo, un decisione da prendere solo dopo aver effettuato un’attenta (oltreché obiettiva) analisi della propria specifica struttura ed organizzazione aziendale.

Per una PMI con esigenze operative standard, è sempre consigliabile un software proprietario, che, sebbene non garantisca “grandi spazi di manovra”, consente di espletare tutte le principali attività aziendali senza necessariamente assumere tecnici specializzati per farlo.

Cronistoria dell'Open Source

La cronistoria dell’Open Source: da GNU/Linux a Chrome, passando per Android, Wikipedia e WordPress

Il movimento Open Source ha radici storiche che risalgono agli albori dell’informatica, quando i primi programmi erano scambiati liberamente tra gli sviluppatori e gli utenti. Poi, con il tempo, le cose sono cambiate radicalmente, perché gli interessi, anche economici, delle grandi corporate hanno cominciato a farsi sentire.

Per capire i motivi per cui si è finalmente giunti ad una legittimazione pressoché completa del modello di sviluppo Open Source, è importante ripercorrerne rapidamente le tappe fondamentali, dagli anni ’80 fino ai nostri giorni.

Anni ‘80

Tutto cominciò con la nascita della Free Software Foundation, organizzazione non-profit a sostegno dello sviluppo del software libero, fondata da Richard Stallman nel 1985, sebbene quest’ultimo, già due anni prima, ne aveva indirettamente dato l’annuncio, dichiarando di voler creare un sistema operativo “libero” compatibile con Unix (il progetto GNU). Sempre nel 1985, Stallman pubblica la seminale GNU General Public License (Linux), ovvero, la prima licenza Open Source della storia.

Anni ‘90

Negli anni ’90, il modello di sviluppo Open Source comincia a prendere piede, soprattutto, grazie ad un informatico finlandese, Linus Torvalds, che, nel 1991, non solo, rilascia il kernel Linux sotto licenza GPL (General Public License), ma decide, addirittura, di distribuirlo via internet.

Solo due anni più tardi (1993), Ian Murdock lancerà Debian, il “primo sistema operativo completamente libero”, aprendo, di fatto, la strada ad un progetto ancora più ambizioso, firmato, questa volta, da Marc Andreessen e Jim Clark: il lancio del browser Netscape Navigator.

Nel 1995, Eric S. Raymond pubblica “The Cathedral and the Bazaar“, un seminale saggio sui possibili modelli di sviluppo basati sulla produzione di software con sorgenti aperte e liberamente utilizzabili, mentre, nel 1997, Phil Zimmermann rilascia PGP (Pretty Good Privacy), un innovativo software di crittografia Open Source.

Il decennio si concluderà con due eventi di grande rilevanza, che trasformeranno, di fatto, l’Open Source in qualcosa in più di una semplice utopia di un manipolo di programmatori.

Nel 1998, Netscape annuncia di voler rendere Open Source il codice sorgente del proprio browser, fondando la ben nota Open Source Initiative, un’organizzazione che promuoveva e certificava le licenze Open Source.

Solo un anno più tardi, precisamente l’11 agosto 1999, Red Hat, una delle prime aziende ad offrire servizi basati su Linux, entra in borsa, riscuotendo un grandissimo successo.

Anni ‘00

I primi dieci anni del nuovo millennio furono un momento di svolta per l’Open Source. Dalla campagna denigratoria di Microsoft (poi ridimensionata nel giro di qualche anno), di cui parlavamo all’inizio di questo articolo, fino al crescente interessamento da parte delle grandi corporate per questo nuovo approccio allo sviluppo software, passando per il lancio di una serie di progetti che, nel giro di pochissimi anni, avrebbero conquistato i favori di utenti e “addetti ai lavori”.

Nel 2001, Jimmy Wales e Larry Sanger lanciano uno dei progetti Open Source più noti e, a mio avviso, più significativi della storia: Wikipedia, ovvero la ben nota enciclopedia libera, collaborativa ed aperta ai contributi della gente comune del world wide web.

Dopo diversi anni di sviluppo, nel 2002, viene rilasciata la prima versione stabile di Mozilla Firefox, Mozilla 1.0, il ben noto e, da lì a poco, utilizzatissimo (la sua diffusione raggiunse il picco massimo nel 2009 con il 32% dell’utenza) web browser libero e multipiattaforma.

Nel 2003, Matt Mullenweg e Mike Little lanciano WordPress, una innovativa piattaforma Open Source per la creazione di siti web e blog, che registra, fin da subito, un grande successo.

Come abbiamo già accennato all’inizio di questo articolo, il 2004 è un anno cruciale, in quanto Google rilascia Android, il suo popolarissimo sistema operativo Open Source per dispositivi mobili basato su Linux.

Solo due anni più tardi, nel 2006, Sun Microsystems (acquisita da Oracle nel 2009) rilascia Java, uno dei linguaggi di programmazione più diffusi al mondo, sotto licenza Open Source (GPL).

Nei due anni successivi, con il lancio di iPhone (che utilizza un kernel basato su Unix ma con una licenza proprietaria) da parte di Apple (2007) e di Chrome (un browser basato sul progetto Chromium) da parte di Google (2008), il modello di sviluppo Open Source acquisisce una grandissima popolarità.

A coronamento di un decennio davvero irripetibile, nel 2010, GitHub, la ben nota piattaforma online per ospitare e collaborare su progetti Open Source, raggiungerà il milione di utenti registrati.

Anni ‘10

Lo scorso decennio si aprì con l’assegnazione (2011) del Millennium Technology Prize, ovvero il più prestigioso premio tecnologico al mondo, a Linus Torvalds, per il suo inestimabile contributo alla diffusione dell’Open Source.

Solo un anno più tardi (2012), fa un certo scalpore la notizia del lancio di Raspberry Pi, un mini-computer molto economico e, soprattutto, Open Source, destinato a promuovere l’informatica nelle scuole.

Nel 2014, con l’annuncio di voler rendere liberamente condivisibili alcune parti del suo framework .NET, Microsoft torna definitivamente sui propri passi, abbracciando a piene mani l’Open Source. Nasce la .NET Foundation per gestire i progetti Open Source legati a .NET

La seconda parte del decennio sono gli anni della “consacrazione mainstream” dell’Open Source. Le grandi corporate internazionali hanno finalmente capito quali sono le potenzialità di tale modello di sviluppo.

Nel 2016, Google lancia TensorFlow, una libreria Open Source per l’apprendimento automatico e, solo un anno più tardi (2017), Facebook rilascia React, una libreria Open Source per lo sviluppo di interfacce utente web e mobile.

Chiudono il decennio, due eventi davvero significativi e, da un certo punto di vista, rivoluzionari per il “movimento”. Nel 2018, IBM acquisisce Red Hat per 34 miliardi di dollari (la più grande acquisizione di sempre nel settore dell’Open Source), mentre, nel 2019, Microsoft acquisisce GitHub per 7,5 miliardi di dollari, consolidando la sua presenza nel mondo dell’Open Source.

Anni ‘20

Nei primi anni ’20, l’Open Source continua a crescere, innovando diversi settori di mercato come l’hardware, l’arte, la scienza, l’istruzione e la cultura. Tra le tante soluzioni che cominciano a prendere piede, vanno senz’altro ricordate Blender, una suite Open Source e gratuita per la creazione di contenuti 3D. SciPy, una libreria Open Source di algoritmi e strumenti matematici per il linguaggio di programmazione Python, e edX, una piattaforma Open Source per l’apprendimento online.

Perché scegliere l’Open Source

Scegliere l’Open Source per la propria azienda non significa solo risparmiare denaro, ma anche migliorare la qualità complessiva dei propri prodotti o servizi, aumentare la competitività della propria impresa sul mercato, stimolare la propria capacità di creare innovazione e, soprattutto, dimostrare il proprio impegno sociale.

A seconda dello specifico mercato in cui si opera e delle principali caratteristiche della propria organizzazione, il modello di sviluppo Open Source può portare innumerevoli benefici, a condizione, però, come dicevamo poco fa, che all’interno della propria azienda vi siano le competenze adatte per saperlo sfruttare al meglio.

I principali vantaggi per una impresa che decide di scegliere l’Open Source, sono fondamentalmente i seguenti:

  • Risparmio economico
  • Maggiore flessibilità
  • Qualità e sicurezza
  • Innovazione e creatività
  • Responsabilità sociale

Vediamoli nel dettaglio.

Risparmio economico

Sebbene non debba essere considerato l’unico motivo per scegliere l’Open Source, uno dei suoi principali benefici è indubbiamente rappresentato dal risparmio (potenziale) sui costi di acquisto, installazione e, soprattutto, manutenzione dei relativi software.

Come abbiamo già detto in precedenza, molte soluzioni Open Source sono disponibili gratuitamente (o a prezzi molto contenuti) e non richiedono il pagamento di licenze d’uso o di abbonamenti mensili.

Inoltre, grazie alla possibilità di personalizzare il software in funzione delle proprie specifiche esigenze, si evitano inutili sprechi di risorse (anche economiche) e, soprattutto, non si implementano funzionalità di cui non si ha veramente bisogno.

Maggiore flessibilità

L’Open Source offre una maggiore flessibilità tecnologica, consentendo alle aziende di selezionare il software più adatto alle proprie esigenze.

Grazie alla possibilità di modificare liberamente il codice sorgente, è possibile apportare modifiche significative, aggiungere nuove funzionalità, integrare il software con altre piattaforme e migliorare le prestazioni complessive del proprio sistema informativo aziendale.

È bene sottolineare che, anche in questo caso, la parola “flessibilità” non fa necessariamente rima con “semplicità”. La semplificazione dei processi aziendali dipende, in massima parte, dalla capacità delle aziende di individuare obiettivi chiari e, soprattutto, di avvalersi delle migliori competenze (interne o esterne) sul mercato per raggiungerli.

In questi termini, scegliere l’Open Source, potrebbe dare senz’altro un significativo contributo ma è importante, comunque, non scambiare mai la sua potenziale accessibilità per una semplice scorciatoia. Chi ha avuto questo approccio, ha sempre fallito miseramente.

Qualità e sicurezza

Grazie al cosiddetto processo di revisione paritaria (o Peer Review), che consiste in una valutazione critica da parte di specialisti (comunità di sviluppatori e utenti) aventi competenze analoghe a quelle di chi l’ha prodotto, l’Open Source è in grado di garantire una maggiore qualità e sicurezza del software.

In pratica, questo processo consente di individuare e correggere rapidamente eventuali errori, bug, vulnerabilità e di testare il software in diversi scenari, favorendo la trasparenza e la fiducia tra i vari attori coinvolti e riducendo i rischi di dipendenza da fornitori esterni o di violazione della privacy.

Innovazione e creatività

In virtù della sua capacità di rendere accessibile un enorme patrimonio di software, componenti, librerie e framework che possono essere riutilizzati per dar vita a nuove idee e progetti, l’Open Source è senz’altro in grado di stimolare l’innovazione e la creatività degli sviluppatori.

Grazie alla condivisione del sapere e alla costante collaborazione tra programmatori e utenti provenienti da diverse esperienze, culture e settori, il modello di sviluppo “libero” può essere applicato a diversi ambiti disciplinari, dalla Blockchain alla Realtà Virtuale, offrendo soluzioni, forse un po’ grezze, se non adeguatamente contestualizzate e personalizzate, ma pur sempre all’avanguardia.

Responsabilità sociale

Basandosi su valori universali come la libertà, la condivisione, la partecipazione e il rispetto, l’Open Source è in grado di evidenziare e promuovere implicitamente la responsabilità sociale di una organizzazione.

Tale modello di sviluppo contribuisce, infatti, a diffondere la cultura digitale, a ridurre le disuguaglianze, a favorire l’inclusione sociale e a sostenere lo sviluppo sostenibile.

In altre parole, l’Open Source rappresenta una scelta etica, oltreché strategica, per le aziende che vogliono avere un impatto positivo sulla società.

Conclusioni

Insomma, è sempre consigliabile scegliere l’Open Source? La risposta è no. Come dicevamo, il “software libero” è una scelta di campo, da cui, difficilmente, si può tornare indietro (se non spendendo cifre importanti per rinnovare completamente tutte le proprie infrastrutture). Per questo, è fondamentale valutare con attenzione le proprie specifiche esigenze e, soprattutto, i propri obiettivi di business.

Per non parlare, poi, della verifica delle competenze interne, ovvero delle expertise necessarie per gestire un progetto Open Source degno di questo nome. Non è detto che una azienda, sebbene possa essere mediamente o altamente strutturata, sia in grado di gestire questa delicata fase del processo.

Per questo, il miglior consiglio è pur sempre quello di “farsi aiutare da chi ne capisce di più”. Una volta avviato, un progetto Open Source potrà essere gestito senz’altro con grande flessibilità, lo abbiamo detto, ma, affinché tutto ciò si realizzi concretamente, è importante pianificare attentamente ogni singola fase del processo. Non c’è errore più grande di avvalersi dell’Open Source quando non se ne ha davvero bisogno.


Move Forward

Vuoi avviare un progetto Open Source ma non sai da dove cominciare? Vuoi dare maggiore slancio al tuo Business Online? Contattaci per maggiori informazioni!


    Siamo anche su Facebook!
    Vieni a trovarci, cliccando QUI!